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Nicola Clemenza, un imprenditore agricolo contro il silenzio assordante della società

La 4B del Liceo D'Aguirre-Alighieri di Partanna ha intervistato Nicola Clemenza, presidente dell’associazione Antiracket Libero Futuro e vittima nel 2008 di un attentato incendiario alla sua auto e alla sua casa: un attentato, come si scoprirà tempo dopo, dietro al quale si celava l’ombra del boss Matteo Messina Denaro.

18 aprile 2024

Nel 2008 Clemenza ha avviato un consorzio di aziende olivicole per sottrarre il settore alle logiche mafiose. Poco dopo, però, è stato vittima di un attentato incendiario alla sua auto e alla sua casa: un attentato, come si scoprirà tempo dopo, dietro al quale si celava l’ombra del boss Matteo Messina Denaro. La classe 4B del Liceo D'Aguirre-Alighieri di Partanna lo ha intervistato, nell'ambito delle registrazioni dei podcast per il progetto "La Giusta Frequenza - Giovani reporter della memoria".

«La mia storia di lotta alla mafia inizia diciassette anni fa», racconta Clemenza. «Nel nostro territorio la cappa e l’oppressione mafiosa sono sempre state forti,  accecando un po’ tutti e rendendo impossibile scindere gli eventi dalla realtà». 

Clemenza, maestro e pedagogista, decide nel 2008 di riunire alcune aziende olearie del trapanese con l’intento di svincolare la filiera dell’olio dal controllo della mafia.
«In quel periodo ho creato insieme ad alcuni amici un consorzio agricolo, Tutela Valli Belicine –ci spiega – ma il giorno stesso dell’ inaugurazione ho subito un attentato incendiario, che ha distrutto la mia auto e parte della mia casa, nella quale mi trovavo con mia moglie e mia figlia di appena un anno».

Clemenza si rivolge a quella che era la prima associazione antiracket a Palermo, e da questa esperienza nasce l’associazione Libero Futuro, insieme ad Enrico Colajanni, di cui ora è coordinatore provinciale. La storia di Nicola Clemenza è importante perchè ci aiuta a trovare la forza di reagire di fronte all’oppressione soffocante della mafia, che da anni si prende gioco delle persone sfruttando le loro debolezze e fragilità. Bisogna quindi seguire il suo esempio e imparare a dire no di fronte alle ingiustizie compiute da questa gente priva di compassione.

Miriam Nastasi, IVB
 

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